domenica 22 aprile 2012

Intervista ad Aldo Bifulco - a cura di Legambiente Afragola


- Da quanti anni è in pensione e per quanti è stato un docente di Scienze il Brunelleschi?
 - Sono in pensione da tre anni ed ho (provato) ad insegnare scienze al Liceo per 33 anni.
 - Come ha vissuto l'esperienza della pensione, lei che è stato sempre estremamente attivo?
 - Non è stata traumatica e non ho avuto il tempo di riposarmi, coinvolto e immerso in mille iniziative, soprattutto in terra di Scampia. La scuola mi manca per l'incontro quotidiano con i giovani che mi ha dato sempre carica e speranza, mentre l'abbandono di tutto il fardello burocratico è stata una liberazione...così il momento del "giudizio finale" che ho sempre vissuto con forte tensione emotiva e tanta ansia. E poi ho un contatto continuo con parecchi ex studenti, con i quali condivido ancora alcune esperienze nell'ambito dell'ambiente, della pace e della solidarietà.
 - Come è cambiato il Liceo Brunelleschi in questi ultimi anni?
 - Non sono in grado di fornire indicazioni circa questi ultimi anni, da lontano e dall'esterno non è corretto esprimere valutazioni. Ho avuto modo nelle mie frequentazioni periodiche del Liceo di incontrare gli ultimi Dirigenti scolastici a cui è stata affidata la "cura" del Liceo e sono entrato subito in sintonia. Ovviamente mi auguro che il Liceo non perda per strada alcune delle più importanti realizzazioni di questi anni, mi auguro anzi che sappia svilupparle e migliorarle ed introdurne di nuove, nel solco di una prospettiva educativa integrale e di una partecipazione attiva al miglioramento della realtà locale e globale.
 - Lei è particolarmente attivo nel sociale su quali iniziative oggi è impegnato?
 - Ci vorrebbe un po' di tempo e spazio. Dico solo che sono impegnato nella promozione di una cultura ambientale con il Circolo "la Gru"(creazione aiuole tematiche e orti civici, partecipazione a coordinamenti sulla questione rifiuti), nelle attività della Scuola di Pace, in attività creative con il Gridas (Carnevale di Scampia), in attività di solidarietà con il Forum Infanzia "Gregorio Donato", in un laboratorio politico "Sampia Felice!", curo una rubrica "L'angolo della Gru" sul giornale locale "Fuga di notizie" e mi diletto, ogni tanto, a contribuire (specie con la casa editrice "Marotta &
Cafiero") alla realizzazione di qualche volumetto, l'ultimo si intitola "Napoli in un orto".

  - Conosciamo il suo impegno per l'Africa, ci vuole raccontare la sua esperienza?
 - Per l'Africa la simpatia è antica e viscerale. Ma il mio impegno si è concretizzato quando ho incontrato due vecchie conoscenze Carlo Travaglino e Franca (che è stata per un anno anche mia insegnante di lettere), persone splendide che da più di quarant'anni spendono la loro vita a sostegno dei fratelli africani, soprattutto in Etiopia ed Eritrea. La loro presenza al Liceo colpì nel profondo la sensibilità degli studenti che vollero creare un gruppo di solidarietà "Mahlet" (dal nome di una bimba etiope dalla storia singolare). Il Liceo entrò nel circuito del "Forum Infanzia- Gregorio Donato" e con mille attività in cui gli studenti misero in moto energie e creatività (guidati soprattutto dalla Prof.ssa Maria Maddaloni) si è contribuito alla costruzione di due Centri dell'Infanzia a Quihà- Makallè in Etiopia. Oggi 180 bambini, grazie a questi centri, per un periodo della loro vita vengono accolti in un luogo che assicura loro, un pasto , il gioco, la cura e l'educazione. Ma i centri devono continuare a vivere nel tempo, specie in questo periodo di crisi che è accompagnata dalla carestia nel Corno d'Africa. Mi pare che in questi anni si sia un po' allentata la tensione del Liceo nei confronti di questa attività. Il recente interessante convegno sul "Mal d'Africa" può essere un incentivo a riprendere la questione. Intanto, con molta fatica, assieme ad alcuni ex studenti stiamo cercando di creare un gruppo di solidarietà esterno al Liceo, con il quale però ci si potrebbe rapportare. Siamo ancora pochi e mi aspetto che il seme sparso sia caduto in "terreni fertili" e che dia buoni frutti.
 - Lei è il docente che ha dato vita al Giardino Didattico del Liceo Brunelleschi, ci parli di questa bellissima oasi. È stato anche autore di un libro sul Giardino Didattico del Liceo Brunelleschi?
- Rispondo contemporaneramente alle due domande. Un'idea della storia di questa esperienza partita nel lontano 1982, tra mille difficoltà, anche con molte perplessità istituzionali, all'insegna della gratuità la si può avere leggendo il libro "Il Giardino del Liceo. Un ponte tra le generazioni" Ed.Quale vita, che ho scritto su sollecitazione degli ex studenti che volevano che lasciassi una traccia di questo importante percorso didattico che ha caratterizzato il Liceo. Trasformare un terreno incolto e vasto in un giardino è stata un'azione concreta nella riqualificazione di un pezzetto di territorio ma anche una metafora sulla necessità che la scuola sia il luogo in cui si operi per la trasformazione del "terreno umano" (fatto di mente e cuore)"che le è stato affidato. Bisogna avere lo sguardo lungo, proiettato nel tempo, la speranza che tutto è possibile se l'entusiasmo e la tenacia guidano la tua azione, e, soprattutto, la pretesa di sfuggire alla trappola dell'apparenza e della ricerca del proprio tornaconto e del successo immediato. Questa esperienza, a mio modo di vedere, toglie ogni alibi a quelli che pensano che le iniziative si possono concretizzare solo a suon di moneta (spesso sprecata) e con il coinvolgimento delle masse (talvolta non necessariamente motivate). Io ho avuto la fortuna di incrociare nel mio percorso la Prof.ssa Rosa Fortunato che ha voluto e saputo accogliere questa esperienza, arricchendola con le sue capacità operative e creative.
Mi piace concludere questa intervista con le parole della Prof.ssa Carmela Pavone che nella bellissima prefazione del libro dice:"...Forse niente rappresenta la memoria più e meglio di un albero: porta dentro di sè i tempi della sua storia, è presente oggi, sopravvivrà molto probabilmente a noi e ha già i rami protesi nel futuro".

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