lunedì 2 febbraio 2009

Chiaiano: la discarica nel dissesto

LogoAfRA3_scrittamod_2Pubblichiamo il nuovo articolo del prof Franco Ortolani, riguardante il dissesto dell'area della futura discarica di Chiaiano, ma anche le carenze nell'informazione su un'argomento così importante per la salute dei cittadini dell'area interessata e non solo.
Il 30 gennaio 2009 si è tenuta la conferenza stampa, arricchita dall’illustrazione e commento di documentazione fotografica aggiornata relativa alle principali problematiche ambientali che incombono sull’area di lavoro e sull’abitato di Marano, per permettere ai giornalisti, interessati alle novità e alla verità provata, di avere a disposizione il materiale verificabile che illustra lo stato attuale, anomalie e dissesto, nel quale si sta approntando la discarica nella Cava del Poligono di Chiaiano. E’ dalla prima metà di ottobre 2008 che i giornalisti che scrivono sulla discarica di Chiaiano lo fanno basandosi esclusivamente sulle “veline” profuse dall’ambiente commissariale oppure sulle notizie divulgate dai comitati dei cittadini di Chiaiano e Marano. Ci è sembrato strano che i giornalisti continuino a divulgare informazioni su un evento dichiarato per legge di importanza strategica per la nazione, in corso di esecuzione sotto la stretta vigilanza armata dell’Esercito Italiano, basate su notizie di seconda e terza mano senza prendere visione diretta dei luoghi in discussione. I principali elementi di dissesto trattati sono i seguenti.
- Il progetto commissariale prevede la messa in sicurezza idraulica dell’alveo-strada della Cupa del Cane: non è stato realizzato tanto è vero che ad ogni pioggia la cava si allaga di acqua, ricoperta da una strana schiuma che sembra provenire dallo scorrimento sui rifiuti sovrastanti dove dovrebbe essere stato rinvenuto l’amianto, che si infiltra poi nel sottosuolo procurando inquinamento all’ambiente sotterraneo e alla falda.
 - I rifiuti contenenti amianto poggiano su circa 20 metri di materiali di natura finora ignota accumulati in cave abbandonate senza alcun controllo da parte dei rappresentanti delle istituzioni pubbliche militari e civili. Anche le vasche nelle quali è stato “irregolarmente” trasferito l’amianto sono state scavate in materiali riportati in passato come avvenuto in tutta l’area di lavoro, esclusa la Cava del Poligono, fino al 2006, come evidenziato dalle foto aeree e da satellite. E’ evidente che si deve caratterizzare tutto il materiale sul quale si stanno eseguendo i lavori al fine di verificare l’inquinamento del sottosuolo provocato dai rifiuti con amianto che per anni hanno poggiato sui terreni di riporto. L’ordinanza n. 8/09 conferma ufficialmente che i rifiuti sono molto pericolosi; è preoccupante che parli solo di rimozione e non di bonifica. I militari e i lavoratori che per tre mesi hanno frequentato l’area di lavoro, a pochi metri di distanza dal materiale pericoloso per la salute, potrebbero essere stati contagiati e il materiale inquinante può essere stato disperso dai venti nell’ambiente circostante fino all’abitato di Marano, Chiaiano e alla zona ospedaliera dei Camaldoli che si trovano sotto vento.
L’alveo-strada della Cupa del Cane si trova in situazioni di pericolo per circa 400 m scorrendo alla sommità di pareti instabili di cave di tufo e per alcune centinaia di metri al di sotto di versanti dai quali si possono innescare colate di fango. Circa 700 m di pareti sull’area di lavoro sono instabili e non sono state messe in sicurezza dai lavori inadeguati eseguiti come evidenziato dal fatto che nella prima metà di dicembre 2008 e il 20 gennaio 2009 si sono verificate due frane tipo colate di fango proprio come e dove previsto dagli esperti dei comuni e dei comitati. Dall’ambiente commissariale si è fatto sapere che in fin dei conti è caduto un poco di terriccio. Parole che denotano una incomprensione professionale della gravità dei dissesti che irresponsabilmente continua a mettere in pericolo l’incolumità dei lavoratori. Lo scrivente ha già fatto presente che il così detto terriccio che cade da varie decine di metri pesa circa 2000 chilogrammi per metro cubo e che il peso del materiale franato nei due eventi equivaleva a quello di alcune decine di TIR scarichi. Si aggiunga che le pareti di tufo fratturato possono essere interessate da crolli disastrosi di blocchi di tufo, come avvenuto nel 1999 ad alcune centinaia di metri di distanza in una cava simile. Le reti chiodate fino a tre metri di profondità nel tufo, spacciate come messa in sicurezza delle pareti, non garantiscono la sicurezza dal momento che lo spessore del tufo instabile arriva a circa 20 metri.
- Il rilevato di argilla a contatto laterale con la parete di tufo all’interno della cava non è stato realizzato mediante compattazione e rullatura per strati successivi, come prescritto dal progetto; tale rilevato, pertanto, non offre garanzie di impermeabilità e di isolamento del percolato e di stabilità a tutto il prisma argilloso a forma di “semialberodinatale” che vi sarà accumulato sopra per isolare la parete di tufo.
- Gli sbancamenti e accumuli di materiali avvengono senza alcuna tutela idrogeologica ed hanno aumentato le portate di piena della Cupa del Cane verso l’abitato di Marano.
Fin dalla primavera 2008 gli esperti dei Comuni di Marano, Mugnano e dei Comitati di Cittadini hanno sostenuto che la Cava del Poligono non è ambientalmente e geologicamente idonea per la realizzazione di una discarica e che l’eventuale idoneità doveva essere ottenuta mediante adeguati interventi di messa in sicurezza idraulica, idrogeologica ed ambientale. Il Commissario di Governo, invece, ha sostenuto che l’area era idonea. I fatti avvenuti fino ad oggi confermano che l’area non era e non è idonea e che gli interventi progettati non sono adeguati a garantire la sicurezza delle persone e dell’ambiente.
I lavori di approntamento della discarica sono iniziati senza una adeguata messa in sicurezza idraulica ed idrogeologica dei versanti dal momento che il progetto elaborato è sbagliato in relazione al pericolo di frana. I lavori in esecuzione per l’approntamento della discarica sembrano in parte differenti rispetto a quelli previsti nel Progetto Definitivo che è stato oggetto della Conferenza dei Servizi del 9 agosto 2009.
A valle della conferenza stampa, sul Corriere della Sera del 31 gennaio 2009, il capomissione per gli impianti della struttura commissariale ha affermato che “La discarica è pronta e sicura”. Affermazione disinvolta e fuori dal reale come può verificare chiunque dalle immagini diramate dalla telecamera governativa mostranti la vasca incompleta e circondata da acqua schiumosa. Sembra poi che sia caduto dalle nuvole, come se per la prima volta fosse venuto a conoscenza della schiuma nella cava, quando afferma «Per la schiuma rinvenuta faremo delle analisi.” Tale affermazione è preoccupante specie se fatta da un funzionario ministeriale per la tutela dell’ambiente: perché non le ha fatte finora? Mostra meraviglia anche quanto detto circa la irregolare realizzazione della protezione argillosa “per il compattamento dell'argilla: ci sarà un collaudo, come previsto, e verificheremo”. Ma lui non ha notato niente di strano? Chi verifica durante l’esecuzione dei lavori?
Fa poi l’ingenuo dicendo “Da oggi inizierà la bonifica. Una prima ditta milanese ha rinunciato perché ha ritenuto poco soddisfacente l'importo economico e per la distanza dalle discariche di riferimento dove smaltire il materiale da rimuovere”; sa bene, infatti che l’ordinanza finanzia solo la rimozione dei rifiuti e non la bonifica dell’area. Sempre più sembra che nessuno diriga adeguatamente le operazioni evidenziando un “cantiere allo sbando”, logica conseguenza di una scelta ambientalmente sbagliata e di un progetto inadeguato e in parte sbagliato frutto di opzioni politiche e atti amministrativi non basati su conoscenze scientifiche e tecniche adeguate.
Quanto accaduto il giorno dopo la conferenza fornisce un esempio dell’anomalia esistente nei rapporti tra “realtà” e la sua divulgazione nella quale si da peso quasi esclusivamente e acriticamente alle dichiarazioni e alle veline dell’ambiente commissariale, spesso sconfessate dai fatti accaduti successivamente, piuttosto che alle evidenze scientifiche e tecniche supportate da ineccepibili e verificabili prove documentali più volte messe a disposizione dagli esperti dei Comuni di Marano e Mugnano e dei Comitati civici. Quella parte della stampa che ha riferito sulla conferenza non ha fatto altro che contrapporre qualche dichiarazione degli esperti dei Comuni e dei Cittadini a quelle del capomissione governativo. Senza un confronto sui fatti e senza che i giornalisti abbiano visto quanto sta accadendo attualmente nel cantiere, si fa prevalere, ovviamente, la voce governativa a scapito della verità provata.
E’ evidente che una informazione simile è anomala e non fornisce ai cittadini elementi oggettivi di verità e di valutazione e va a tutto vantaggio della struttura governativa che, pur continuando asbagliare, si basa sull’autorità e sulla blindatura; il tutto a scapito dei cittadini.

Franco Ortolani
Ordinario di Geologia

Università di Napoli Federico II

31 gennaio 2009

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